Quest’anno, durante il nostro breve viaggio ciclistico, abbiamo seguito le morfologie del territorio definite dai ghiacciai che, con la loro incessante ed imponente opera svolta nei millenni passati, rendono evidenti i risultati fin nelle pianure.

Partiti da Ceresole Reale, in provincia di Torino, nella valle dell’Orco, ci siamo arrampicati sull’impegnativo passo del Colle del Nivolet, con pendenze quasi mai sotto al 10%, ripagati però da panorami mozzafiato sempre più sorprendenti mano a mano si saliva in quota.

     

La strada apparentemente si ferma poco dopo il passo, ed in effetti per scollinare in Val Savaranche, ci è toccato di affrontare un sentiero da trekking per un paio d’ore con bici (e bagagli!) in spalla.

         

La discesa da questa valle porta a pochi passi da Aosta. Il nostro soggiorno presso Arvier, farà da punto di partenza il giorno successivo per affrontare il colle del Piccolo San Bernardo.

Per raggiungere il punto d’attacco di La Thuile, non ci facciamo mancare il passaggio dal colle San carlo, una delle tappe del Giro d’Italia, anch’esso con pendenze difficilmente sotto il 10% e molti passaggi al 13/14, che ci farà sembrare quasi facile la successiva salita che porta al confine tra Italia e Francia.

Il passo del Piccolo San Bernardo sul versante Italiano, esposto più a nord, ci rivela ancora grandi residui nevosi ed un clima piuttosto fresco pur essendo a metà luglio. Ben diversa la situazione scendendo in Francia, dove pendenze meno ripide e valli più aperte ci portano a La Rosiere, tappa del Tour de France e poi giù fino alla Val d’Isere.

Vorremmo proseguire il giorno successivo per il Col del L’Iseran. Il poco tempo a disposizione ed i numerosi passi alpini che ci aspetterebbero, tra cui il Moncenisio, ci fanno ripiegare sulla risalita del Piccolo San Bernardo dalla parte francese e la successiva rapida discesa fino ad Aosta, dove concedersi qualche ora da turisti.

Da qui il viaggio prende una piega meno alpina, iniziando a seguire la ciclovia Francigena che rivela dei tratti stupendi sia paesaggisticamente che come ciclabilità, senza risparmiarci qualche muro, salendo a Saint Vincent, al forte di Bard e nei vari paesini che si arrampicano sui pendii poco sopra il percorso della Dora Baltea.

     

La tappa del nostro terzo giorno si spinge quindi fino alla provincia di Biella, più precisamente a Roppolo, sul versante orientale del vastissimo anfiteatro morenico di Ivrea. La tappa presso la Casa del Movimento Lento, ci fa sentire, come ci accadde tanti anni fa su un altro importante pellegrinaggio europeo, dei veri viandanti, anche se non manchiamo di nessun comfort e di ottima cucina locale.

Ci riavviciniamo quindi al punto di partenza, scendendo dal grandioso braccio morenico più orientale, attraversandone la pianura formatasi nel suo bacino per poi affrontare il lato occidentale che scollinando, ci riporta in provincia di Torino, nuovamente diretti alla valle dell’Orco.

Decidiamo un punto tappa strategico all’inizio delle salite e degli ultimi 25 km che ci separeranno dal nostro arrivo. Quest’ultima tappa, percorsa di venerdì, ci risparmierà il consistente, forse eccessivo, traffico turistico del fine settimana, facendoci godere di una delle più faticose e panoramiche salite del giro d’Italia che nel tratto finale ci regalerà suggestivi 4 km con pendenze tra il 14 ed il 18%.

 

 

 

Pochi giorni di vacanza che ci hanno però permesso di staccare la spina per qualche giorno e come in ogni nostro viaggio, anche il più breve, testare materiali nuovi e confermare l’ottima fattura di altri già in utilizzo da tempo. Nel prossimo articolo parleremo anche di questo.